Il PC-21 Phoenix Model

Dopo il P-51 Mustang .46-55, il Tucano 30 cc ed il Corsair .46-.55 vi presento un altro modello della Phoenix distribuito in Italia da Jonathan: il PC-21. Riproduzione dell’elegante e noto addestratore biposto turboelica prodotto in Svizzera dalla Pilatus, e già in servizio nelle Aeronautiche militari di diversi paesi, il PC-21 Phoenix è disponibile in due scale diverse: il PC-21 15 cc ed il PC-21 30 cc con rispettivamente 145 e 177 cm di apertura. Questa prova riguarda la versione 15 cc.

Il PC-21 15 cc Phoenix è una semi-riproduzione in scala 1:6,25, che corrisponde come detto a 145 cm di apertura e 153 cm di lunghezza, per motori (secondo Phoenix...) da 15 cc due tempi glow, 15-20 cc a benzina o motori elettrici da 2200W di potenza. Ho scritto “secondo Phoenix” tra parentesi in quanto la motorizzazione adatta per questo modello è, secondo me, visti anche i risultati di questa prova, ben diversa da quella consigliata dal produttore...ci arriveremo più avanti. Come tutti i modelli Phoenix, anche il PC-21 è prodotto in struttura tradizionale in balsa e compensato, ricoperto in Oracover originale, con il muso in fibra di vetro; nel kit troviamo i carrelli retrattili meccanici con gambe ammortizzate, ruote, serbatoio, cockpit completo di pilotini “mezzo-busto” decorati ed installati, ed anche alcuni adesivi per completare la decorazione, da tagliare uno ad uno. Nella scatola sono inclusi i supporti sia per motori a scoppio che per quelli elettrici. Le ali sono divise in due, collegate al modello con una baionetta in alluminio, e bloccate in posizione tramite una vite ciascuna alle quali si accede facilmente dall’alto, all’interno della fusoliera, togliendo l’ampia cappottina. Vediamo cosa serve per completarlo: come sul Mustang ed il Corsair, i carrelli retrattili sono meccanici, ed hanno bisogno ognuno di un servo dedicato. Sul PC-21 sono presenti i flaps (un servo ognuno); anche gli alettoni sono ovviamente controllati da un servo ciascuno, mentre per il cabra ne serve uno solo, più un altro per la deriva, uno per lo sterzo del carrello anteriore ed uno per il motore (quest’ultimo non va ovviamente contato se si opta per la motorizzazione elettrica). Il totale è quindi di 8 servi standard e tre (medi) per i retrattili. In effetti, si possono montare due servi medi sullo sterzo e sul motore, e quindi il totale sarebbe di 6 servi standard e 5 medi. Per il modello della prova mi sono basato sulle precedenti esperienze fatte sui modelli Phoenix, e quindi, visti che le caratteristiche sono perfette anche per questo modello, ho nuovamente scelto i servi standard FullPower D5068P (ben 6,8 kg di coppia a 6V), e per i carrelli i Fullpower D4040M medi (4 kg di coppia a 6V) con ingranaggi in metallo. Quando sono andato ad ordinare i servi sul sito Jonathan, erano disponibili al momento “solamente” sei D5068P, ed i D4040M erano terminati, e non sarebbero stati di nuovo disponibili in tempo e così ho cominciato a scavare tra i servi che avevo in casa ed ho trovato la soluzione: uno Spektrum A6020 standard (coppia di 10 kg a 6.0V) che avrei montato sull’elevatore, uno Spektrum A6010 (coppia di 7,2 kg a 6.0V) sempre standard per la deriva, e tre Spektrum H5000 “medi” per i carrelli (coppia di 4,6 kg a 6.0V). Come per il Mustang ed il Corsair, l’alimentazione dell’impianto radio sarà affidato all’UBEC Hobbywing 10A, che gestisce pacchi LiPo da 2 a 6 celle, e permette di selezionare la corrente d’uscita impostandola a 5V, 6V, 7,4V e 8,4V, è completo di interruttore protetto costa appena 36,90 Euro! Il tutto viene collegato ad un pacco 2S FullPower da 850 mAh. Parlando della ricevente, se posso installarne una con un numero di canali adeguato, preferisco collegare ogni servo ad un canale separato, in modo da regolare singolarmente versi, centri e corse di ognuno, il che rende la vita molto più facile; sul PC-21 ci sono 11 servi, e così ne ho approfittato per montare la nuova ricevente Futaba 7014SB 14 canali, che funziona sia con protocollo FASSTest che FASST. In alternativa, usando delle prolunghe ad “Y” per gli alettoni e per deriva/sterzo si possono ridurre i canali a 9, e addirittura a 7 se si mettono sui carrelli; il problema sta nel vedere se i “versi” sono corretti, altrimenti si possono usare delle “Y” regolabili. Veniamo ora al motore da utilizzare su questo modello: come vi avevo anticipato, c’è da fare una bella riflessione tecnica al riguardo! Come detto, il produttore come motorizzazione necessaria un 15 cc due tempi glow, un 15-20 cc a benzina (!) o motori elettrici da 2200W di potenza con pacchi batterie che variano da 5 a 6 celle, da almeno 5200 mAh. Ora, basta analizzare alcuni fattori, per capire immediatamente che le cilindrate indicate sono esagerate, ed inoltre il fatto då considerare motorizzazioni a benzina (cioè i classici motori due tempi nati a benzina, non considero eventuali conversioni fatte in casa) è, secondo me, quanto mai assurdo, anche solo per ragioni di peso: basta guardare le misure di questo modello, la cui apertura non arriva ad un metro e mezzo, per capire che un 20 cc, di qualsiasi tipologia è assolutamente fuori questione! Il muso del PC-21 non è quello cortissimo di un caccia della seconda guerra mondiale! E’ bello lungo, il che significa che il motore influisce non poco sul baricentro! Guardiamo poi i pesi indicati dal costruttore: da 4600 a 5000 gr.! Ma com’è possibile che un modello di 145 cm di apertura e 153 cm di lunghezza, tutto in leggera struttura di legno e coperto in termoretraibile, pesi 5 kg??? E oltretutto la superficie alare non è certo ampissima, e quindi dobbiamo per forza di cose limitare il peso. Un modello del genere, al massimo, deve rimanere intorno ai 4 kg., altrimenti volerà maluccio, specialmente alle basse velocità. Un motore due tempi a benzina? Già nascono più pesanti, più si aggiunge la marmitta (che è molto più ingombrante e pesante di un glow), l’accensione e la batteria dell’accensione....quindi? Pensandoci bene, si potrebbero prendere in considerazione solo i motori Evolution serie GX2, perchè sono dei classici glow, quindi con pesi ed ingombri ridotti ma alimentati a benzina, e la loro accensione è leggera e non necessitano di grandi e pesanti batterie. Veniamo all’elettrico....un motore della classe suggerita dalla Phoenix pesa circa 360 gr. più un regolatore da 80-100A che pesa tra i 50 ed i 100 gr., più un pacco batterie 6S da 5200 mAh che da solo pesa quasi 800 gr.!!!! Così si che si arriva a 5 Kg! Dopo averci pensato un pò, ecco la soluzione perfetta: un bel 4T 12 cc, ed in particolare un OS .70 Surpass che avevo in un cassetto fermo da tanti anni (la prima serie Surpass, non è nemmeno il Surpass 2 con pompa!). Pesa, con la “marmittina” silenziata, circa 570 gr. contro i circa 800 gr. di un 15 cc a due tempi glow (inclusa la marmitta) ed ai 900 di 15-20 cc di un benzina (inclusa accensione e piccola batteria LiPo 2S). Un 12 cc dovrebbe avere la potenza perfetta per un modello riproduzione di questa misura e pesi. Come vedremo, la bontà scelta sarà confermata dal baricentro e non solo.. ....andiamo avanti! 

 

Come negli altri modelli Phoenix che ho provato per i nostri lettori, le istruzioni di montaggio sono in inglese, ricche di foto molto chiare dei vari passaggi. Come sempre partiamo dalle ali: l’incollaggio delle cerniere, con normale cianoacrilato, è facile e non pone alcun problema. L’installazione dei servi degli alettoni e dei flaps è del tipo classico, ma bisogna fare attenzione al posizionamento del servo di ogni carrello: deve stare più in basso possibile in modo che l’asta di comando non vada a strusciare contro il servo dei flaps. Passiamo ora ai carrelli: teoricamente basterebbe fare i quattro fori per ogni “macchinetta” per le viti di fissaggio ed il carrello dovrebbe essere pronto, ma così non è, o perlomeno così non è se volete che sia le gambe che le ruote rientrino davvero nelle sedi previste, e non sporgano invece molto dall’ala, cosa che giudico non accettabile, perlomeno dal lato estetico. Le sedi delle macchinette dei carrelli non hanno una scanalatura tale da farle entrare nel profilo quanto basta per poi alloggiare tutto come si deve: poggiano direttamente SUL profilo alare, e quindi il tutto sporge in modo ben poco aerodinamico, ed anche poco estetico. Dopo averci studiato un pò appare evidente che la soluzione è una sola: dobbiamo fresare con il Dremel le sedi delle macchinette, in modo da portare queste ultime ad essere “a filo” od anche un poco più basse del profilo alare. Fortunatamente i blocchi di legno duro sui quali dobbiamo montare le macchinette sono molto alti, e quindi fresarne qualche millimetro non comporta alcun indebolimento strutturale; è un lavoro da fare con attenzione, perché dobbiamo essere certi che le macchinette rimangano bene in piano, ma alla fine ne vale davvero la pena: le gambe e le ruote stanno ora dentro le sedi, senza sporgere. Purtroppo Phoenix continua imperterrita ad usare lo stesso sistema per fissare le piastre in legno che coprono le gambe.... sistema certo robusto, ma che tiene le carenature lontane dalle gambe, e che di conseguenza quando il carrello è retratto queste sporgono veramente troppo dal profilo alare, diventando come delle vere e proprie “alette”, il che non è certo raccomandabile. Decido quindi, anche sul PC-21 di non montare le carenature delle gambe. Dentro la sede delle gambe e delle ruote dobbiamo inserire quelle che io chiamo le “vaschette”, ovvero quelle stampate in plastica sottile che servono rifinire le sedi dei carrelli ed anche ad evitare che l’aria entri nella struttura interna delle ali. Dette vaschette debbono essere ritagliate ed incollate (del semplice cianoacrilato va benissimo) all’interno delle sedi. Viene fornita anche la vaschetta per il carrello anteriore, che richiede un gran lavoro di ritaglio per combaciare con i vari elementi interni, tra i quali proprio il servo che muove il carrello anteriore. A proposito del carrello anteriore, è bene sapere che si deve tagliare via un pezzo del rinforzo triangolare in legno posto nella parte frontale della sede, in quando la macchinetta deve essere posizionata più avanti possibile, appoggiando alla parte posteriore dell’ordinata parafiamma, altrimenti la ruota non potrà ritrarsi completamente in quanto toccherà nella parte posteriore della vaschetta. Se notate dei giochi nei carrelli in posizione retratta e/o estesa, regolate le relative brugoline che servono proprio come “battuta” nelle due posizioni. Una nota importante riguarda la grande cappottina smontabile: questa viene fissata nella parte posteriore dal classico “perno a molla”, e nella parte anteriore da due “L” in legno che prendono in due linguette orizzontali.....ora, queste linguette sono in un legno sottile e piuttosto morbido, il che non mi ha dato una grande impressione di robustezza; il rischio di perdere la cappottina in volo non è da sottovalutare. Abbiamo quindi aggiunto due perni in tubo d’ottone, come potete vedere dalle foto dedicate: in questo modo le linguette possono anche rompersi, ma i perni terranno sempre la cappottina al suo posto. I servi delle superfici di coda trovano alloggio nella parte posteriore della fusoliera, alla quale si accede togliendo la relativa parte smontabile. Come sempre il lavoro al quale dedicare particolare attenzione riguarda l’incollaggio del piano di coda, durante il quale si deve controllare in modo molto accurato il posizionamento e l’allineamento: deve essere perfettamente a 90° ed allineato alla fusoliera; come nostra abitudine l’incollaggio è stato fatto con colla bicomponente 30 minuti.

 

L’installazione del motore è molto semplice utilizzando le due longherine fornite per il fissaggio alla parafiamma: sono adattabili a diversi motori e facilitano l’allineamento. La parafiamma è già disassata a picchiare e a destra, ma ovviamente solo le prove diranno se gli angoli sono sufficienti o meno, perché il disassamento necessario varia moltissimo in base al motore ed all’elica utilizzati. Le istruzioni danno la distanza precisa che deve esserci tra la parafiamma e il piatto dell’elica, e per ottenerla abbiamo dovuto utilizzare alcuni distanziali posizionati dietro le longherine. Non appena il motore è fissato, provo il baricentro: è decisamente picchiato!!! Lo sapevo che con quel muso lungo, anche con due servi in coda, il baricentro sarebbe stato avanzato. E se avessi messo un motore con le caratteristiche di quelli consigliati, molto più pesanti??? Ok, lascio tutto così, dopotutto “modello picchiato, sempre salvato”. Vedremo. Grazie all’ampia parte apribile della fusoliera, installare il serbatoio è molto facile. La sede del serbatoio funge anche da piastra porta batterie nel caso si opti per un motore elettrico. Il serbatoio è dotato di tre tubi: quello dell’alimentazione che collega il pendolino al carburatore, quello del “troppo pieno” e quello del riempimento/svuotamento. Ho lasciato per ultimo il lavoro che amo di meno: realizzare nel muso le asole di passaggio per la testa del motore e della marmitta. Le ridotte dimensioni dell’OS.70 (un’altra dimostrazione della correttezza nella scelta) fanno si che la testa esca dal muso davvero poco, lasciando la linea del modello intatta. Durante questa fase ho notato come non fosse prevista alcuna uscita dell’aria di raffreddamento, e questo non aiuta certo il motore, così ho avuto l’idea di fare la stessa cosa che avevo fatto sul muso del Tucano: entrambi sono dotati dei finti scarichi del turboelica, che sono dei “tubi” curvi in fibra di vetro, incollati sul muso, e quindi ho aperto il muso, all’interno, nel punto di appoggio di questi tubi! Così facendo, essendo questi rivolti all’indietro, l’aria calda viene succhiata da dentro il muso ed ecco risolto il problema! Prima di fare il passaggio della marmitta abbiamo però deciso di farlo volare per avere la prova che la potenza di un 12 cc è sufficiente per questo modello; sarebbe infatti inutile fare un “buco” nel muso se poi il volo evidenziasse il bisogno di cambiare motore (e quindi marmitta ecc); ecco quindi che il primo volo sarà fatto senza muso. Una volta finito, lo metto sulla bilancia, ed il responso è......4069 gr.! Questo è il peso corretto! Altro che i 4600 o addirittura i 5000 gr dichiarati dalla Phoenix! Benissimo. La programmazione, sulla Futaba T-16SZ, è veloce: imposto le escursioni consigliate dal produttore, e poi, come sempre, esponenziali al 30% sui tre assi e dual/rate con riduzione al 60% su elevatore ed alettoni. Per un maggiore realismo, attraverso la radio rallento il movimento dei servi dei carrelli e dei flaps. L’elica montata è un’APC 13x6. Avrei potuto montarne una con un passo maggiore, ma per il momento voglio prediligere il tiro alle basse/medie velocità. Visto che ho montato un motore 4T, che potrebbe vibrare ben di più di un 2T, e anche dare dei poderosi “controcolpi”, non mi sono fidato dell’ogiva inclusa, totalmente in plastica, e l’ho sostituita con una che avevo a casa, dotata di piattello in metallo. 

 

Ovviamente abbiamo ben controllato il motore, la candela ecc, ma dopotutto è fermo da tanti anni, come si comporterà??? Con pochi giri dell’elica la miscela è già nel carburatore (in effetti il serbatoio è molto alto rispetto al carburatore, ci potrebbero essere dei rischi di ingolfamento)....lo facciamo girare brevemente con lo starter, poi attacchiamo la candela e....partito subito! Ma d’altronde di che mi stupisco?? E’ un O.S.! Dopo aver velocemente regolato lo spillo del minimo e del massimo, il mio .70 gira che è un piacere, con passaggi immediati e senza nessun problema: un orologio! Non avendo potuto montare un banco motore ammortizzato, tmevo che le vibrazioni tipiche di un 4T avrebbero potuto essere dannose, invece la struttura in legno fa il suo dovere “assorbendole” ed infatti sono a mala pena visibili. Dopo la consueta prova pre-collaudo della portata radio, ed un ultimo check generale, siamo pronti per il primo volo. Lo sterzo funziona benissimo, e così porto senza problemi il PC-21 in testa pista. Con il modello allineato sulla mezzeria porto gradualmente il motore al massimo, ed in il PC-21 inizia la sua corsa. Dopo nemmeno 40 m di corsa lo vedo già “leggero” sulle ruote e quindi tiro sul cabra: il modello alza il muso e si alza con un bell’assetto. Sento che vorrebbe abbassare il muso, così aspetto ancora qualche attimo per prendere quota e poi rilascio il comando a cabrare e...il muso si abbassa decisamente! Eh si, è proprio picchiato a pesi. Lo trimmo velocemente ed inizio la prima virata: tutto perfetto, così mentre torno indietro ritraggo i carrelli, che funzionano perfettamente anche in volo. Dopo la prima trimmatura a cabrare (a terra poi vedrò che si tratta di pochi mm) il modello è perfettamente stabile. Devo solo dare un paio di tacche a destra sul trim della deriva, segno che dovrei mettere una rondellina per disassarlo ancora, ma un paio di tacche non giustificano il lavoro di smontare muso e castello, lo lascerò così. Gli alettoni sono un pò troppo sensibili per i miei gusti e così inserisco il dual/rate: le sensazioni migliorano subito. Dunque, il motore sembra essere perfetto per questo modello, ma per esserne sicuri...un bel looping! Risultato: bello, ampio, tondo! Segno che c’è tutta la potenza necessaria per volare con questo PC-21 ed avere le prestazioni che ci si aspetta per divertirsi. In quota, riduco la velocità ed abbasso i flaps: c’è un leggera tendenza a cabrare, che ovviamente segue l’andamento della velocità. Penso che, se durante l’atterraggio si rivelerà necessario, imposterò prima del prossimo volo una miscelazione di correzione con il cabra a picchiare, che ovviamente sarà molto leggera, nell’ordine del 10%. Lo stallo senza flaps è pulito e preciso, complice ovviamente il baricentro avanzato, e con i flaps estesi sembra quello di un trainer ala bassa. Devo dire che nonostante il baricentro sia piuttosto avanzato, non trovo nessuna “pesantezza” particolare sul comando dell’elevatore e sulle reazioni generali del modello, segno che un baricentro del genere è si avanzato, ma non in modo così esagerato come potrebbe sembrare durante i controlli statici. Si potrebbe arretrare, certo, ma solo aggiungendo del piombo in coda, il che ne farebbe aumentare il peso totale, e alla fine non credo che il gioco valga la candela. Dopo 7 minuti imposto l’atterraggio: sul lato sottovento abbasso i flaps a metà, estraggo i carrelli, entro in base, e poi in finale allineato con la pista abbasso completamente i flaps lasciando calare la velocità ad un valore corretto per il rateo di discesa, tenendo dentro qualche tacca di motore; durante il volo si è alzato un pò di vento trasversale, ma a parte qualche normale leggera oscillazione, il PC-21 si comporta benissimo; subito prima di sorvolare la testa pista a circa un metro e mezzo di quota metto il motore al minimo, richiamo leggermente e lascio che il modello perda velocità e tocchi la pista “quando vuole”. Un modello davvero “picchiato” avrebbe avuto bisogno di molto più cabra per atterrare così! Ok, un 12 cc è perfetto per questo modello! Ora posso finire il muso facendo il passaggio della marmitta. Non farò nessun accesso per gli spilli del motore, in quanto è più che risaputo che una volta che un OS è carburato....e chi lo tocca più???? Nei giorni successivi torno al campo con il PC-21, stavolta completo del muso, e ricomincio le prove di volo. A quanto pare il modello non sente assolutamente il peso aggiuntivo del muso, che l’ha ovviamente reso leggermente ancora più picchiato. Ora mi diverto a provare ancora più figure, e così vai di rolls lenti, viti, volo rovescio e volo a coltello, ovvero tutte le figure che sono perfettamente “nelle corde” di un addestratore militare come il PC-21. Il volo a coltello è veramente pulito, ma ha bisogno di tutto il direzionale per rimanere orizzontale a circa mezzo motori: questo è forse il primo, ed unico, segno del baricentro avanzato. Una cosa che ho dimenticato di dirvi: già dopo il primo volo mi sono accorto che sebbene non avessi riempito totalmente il serbatoio, dopo il volo di 7 minuti.....era ancora pieno per metà! Il bello del 4T! In pratica si potrebbero fare due voli di 6-7 minuti con un solo pieno, ed avere del margine! Fantastico. Anche il raffreddamento è ottimo, credo proprio che la mia “modifica” per il collegamento dei due tubi di scarico all’interno del muso funzioni davvero bene. I servi scelti sono perfetti per l’applicazione. 

 

Il PC-21 Phoenix è proprio un bel modello: ha una linea particolare ed elegante e vola molto bene (ovviamente è per piloti di media esperienza, non per principianti). La qualità di materiali è buona, e qualche “tocco” dettato dall’esperienza qui e là, che ho descritti in questo articolo, eliminano anche i pochi difetti che si possono trovare. Sono felice di averlo provato anche perché è un caso lampante di come NON basare la scelta del motore solo e soltanto sulla potenza sia sempre basilare per la buona riuscita di un modello: i pesi, le sollecitazioni e gli ingombri sono fattori PRINCIPALI, non secondari, ed ogni aeromodellista dovrebbe sempre tenerne conto. In questo caso oltretutto è il produttore a “depistare” il modellista, con indicazioni, secondo me, non proprio corrette, ma dopotutto l’esperienza serve proprio a questo, giusto? E se non avete l’esperienza...ci pensa Modellistica a consigliarvi nel modo migliore! E ora scusatemi, ma è uscito il sole, non c’è vento, la tanica della miscela e piena....ed il mio PC-21 mi sta guardando! Andate su www.jonathan.it e.....fateci un bel pensiero!